venerdì 15 marzo 2013



  Dorothea Lange 


"Giù le mani! Non voglio infastidire quello che fotografo..."


E’ stata una fotografa documentaria statunitense.
Nel 1902, a soli 7 anni, fu colpita da una grave forma di poliomielite, che le causò un difetto alla gamba destra. Dorothea reagì con estrema motivazione, studiando fotografia a New York con Clarence White e collaborando con diversi studi, come quello, celebre, di Arnold Genthe.
Nel 1918 si spostò a San Francisco, aprendo un suo studio personale e diventando parte integrante della vita della città. Si sposò il pittore Maynard Dixon ed ebbe due figli. 
Nel frattempo, complice il clima sociale di assoluto interesse documentaristico, andò per le strade a immortalare la misera realtà dei quartieri disagiati, aderendo formalmente al movimento della straight photography.
La sua capillare opera di ricognizione tra disoccupati e senzatetto della California suscitò le immediate attenzioni dell’organismo federale di monitoraggio della crisi destinata, in seguito, a diventare l'FSA (Farm Security Administration).
 Tra il 1935 e il 1939, le venne commissionato un gran numero di reportage, soprattutto sulla condizione degli immigrati, dei braccianti e degli operai.
Uno degli scatti divenuti un’icona della storia della fotografia è Migrant mother. Il soggetto è Florence Owens Thompson, una donna di 32 anni, madre di sette figli, immortalata nei pressi di un campo di piselli in California. 
Nel 1935 ottenuto il divorzio sposa l'economista e docente universitario Paul Schuster Taylor. Taylor divenne l'uomo-chiave della sua attività professionale: ai reportage fotografici della moglie, Taylor contribuì con interviste, raccolte di dati e analisi statistiche. 
Muore nel 1965 a 70 anni, a San Francisco, per le conseguenze della poliomielite.



"Coraggio, coraggio vero. Coraggio innegabile...l'ho incontrato, molte volte, in luoghi inaspettati. E ho imparato a riconoscerlo quando lo vedo."





"Non ho perso l'abitudine che tutto debba ancora venire".


 

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