venerdì 12 aprile 2019

Nick Drake - Black Eyed Dog


un cane dagli occhi neri mi ha chiamato alla porta
un cane dagli occhi neri chiedeva di più

domenica 10 febbraio 2019

L'asilo vive




Il 7 Febbraio alle ore 5 è scattato lo sgombero dell’asilo occupato di via Alessandria a Torino.
Contemporaneamente venivano arrestati alcuni compagni con l’accusa di associazione sovversiva con finalità di terrorismo.
L’Asilo, occupato dal 1995, è da sempre al centro delle lotte portate avanti dai compagni a Torino e in Piemonte, il suo sgombero rappresenta un duro colpo reso possibile solo da una lunghissima serie di operazioni repressive ordinate dalla procura torinese che negli anni non ha lesinato su indagini e misure cautelari.
Gli arresti di oggi sono legati alle lotte contro i CIE portate avanti dai compagni e dalle compagne con ferma determinazione, vengono accusati di aver organizzato più di venti sabotaggi contro le ditte implicate nel funzionamento dei lager per migranti e nella macchina delle espulsioni.
Non ci interessa sapere se queste accuse siano fondate o meno, siamo solidali con loro e con le azioni di cui sono accusati.
Questo governo giallo-verde non sta facendo altro che accelerare i progetti repressivi coltivati negli ultimi vent’anni, sgomberi, arresti, retate, rimpatri, cariche, e militarizzazione sono la vera faccia di quello che doveva essere un governo del cambiamento.
A noi non resta che lottare, ognuno con le sue pratiche, cercando di sferrare i colpi più duri che possiamo a questo STATO di cose.

TUTTI LIBERE
L’ASILO RESISTE

sabato 2 febbraio 2019

“Searching for the Wrong-Eyed Jesus”

“Searching for the Wrong-Eyed Jesus” é un viaggio nel profondo sud degli Stati Uniti, la premessa necessaria e autoevidente che condiziona tutta l’apparenza e la superficie di quel capolavoro che è il serial “True detective”.
 Chiunque in Lousiana è menomato, un muso scarnificato da cicatrici è il minimo che capita di vedere. Queste genti seppelliscono, dopo averne mangiate abbondanti porzioni, gli opossum con gli occhi verso il basso, perché risorgendo scavino la terra e non vengano a dilaniarti mentre sei nel sonno.


Cantano motivetti di un blues bianco con il banjo, dove si narra di una donna massacrata di botte e sanguinante. 
“Ogni conversazione, anche la più quotidiana, ha in Lousiana uno sfondo teologico” dice un vecchio sapienzale, che racconta storie su storie, ipnotiche, e gli manca un occhio. 
I pentecostali e il country stranissimo di questa regione abbandonata o troppo frequentata da Dio, l’apparizione del duo degli Handsome Family insieme a una missionaria avventista priva di mandibola, i riti con isteria collettiva da rinascita in Gesù.

L’intervista collettiva in un carcere lisergopasoliniano, il sabato sera in uno di quei locali dove si rannicchiano teeneger cocainomani che praticano il twerking e reietti da biliardo e rissa con morto, motociclisti metanfetaminici che sparano con la calibro .38 e montanari tenebrosi che lavorano in miniere di carbone, paludi e bayou, in un on the road che imprime la sua intensità attraverso un Virgilio folk che fa diventare questa pellicola un piccolo capolavoro.

giovedì 31 gennaio 2019

The Cycle Zobies


Country Dark - Chris Offutt


Di ritorno dalla Corea, Tucker si sta avvicinando con cautela alla via di casa: con undici medaglie “in fondo allo zaino”, controlla ogni passo, anche se il rude territorio del Kentucky gli è più che familiare. La diffidenza è istintiva e, pur di restare a distanza di sicurezza, si cucina un crotalo nel guscio di una tartaruga, dorme all’aperto, pronto a scattare e a difendersi.
Il preambolo di Country Dark è eloquente e detta il tono che resterà inalterato nel corso di tutto il romanzo.  Tucker è un combattente, la linea del fronte nel Kentucky è differente dalla Corea, ma le insidie non sono molto diverse: Tucker vorrebbe stare ben lontano dagli altri e quindi dai guai, ma quando sventa uno stupro, deve uscire allo scoperto.
Chris Offutt usa volutamente un linguaggio scarno, parziale, grezzo, calandosi nell’ambiente e nelle voci dei protagonisti. Il romanzo teso, avvolgente e ipnotico, ben più lungimirante di quanto la sua scorticata natura lasci immaginare.

domenica 20 gennaio 2019

Winesburg, Ohio - Sherwood Anderson (1919)


  


“Era la stagione delle fragole. Sotto la pensilina della stazione uomini e ragazzi caricavano le cassette di fragole, rosse e fragranti, sui due vagoni che attendevano. C’era in cielo una luna di giugno, benché da Ovest minacciasse temporale, e non c’erano lampioni accesi. Nella penombra le figure degli uomini in piedi che si passavano le cassette per caricarle sui vagoni, si discernevano appena. Sulla cancellata che proteggeva il prato della stazione, c’erano altre persone sedute. C’erano delle pipe accese. Si udivano scherzi e battute da paese. In lontananza un treno fischiò e gli uomini che caricavano le cassette si misero a lavorare con raddoppiata energia”.


Una cittadina di passaggio, a margine. Un incrocio di strade velocemente attraversato dai berry pickers, i raccoglitori stagionali di piccoli frutti come lamponi e ribes o cranberry, utilizzati per produrre la tradizionale gelatina che accompagna il tacchino nel giorno del Ringraziamento. Intorno i campi di granoturco sono attraversati dal vento e insieme al frinire delle cicale è l’unico suono che accompagna la vita degli abitanti di Winesburg, Ohio. Questo è il luogo immaginario in cui lo scrittore Sherwood Anderson ambienta le storie dell’omonima raccolta di racconti, pubblicata nel 1919.
Winesburg, Ohio riesce allo stesso tempo a coniugare la tradizione letteraria americana (primo fra tutti Mark Twain), raccontare della provincia nel momento in cui l’industrializzazione ne sta cambiando i connotati per sempre e proporre una nuova forma narrativa - definita dall’autore stesso «elastica» - che coniughi l’attitudine tutta europea al romanzo con la cultura strenuamente simbolica  degli Stati Uniti d’America.
Tutti i racconti convivono nell’unità di luogo costituita dall’immaginaria cittadina - di cui Sherwood Anderson disegnò anche la mappa – e sono connessi e attraversati dagli stessi personaggi, temi e da un registro e un intento comune. Formano così uno straordinario affresco di voci che ricordano le manifestazioni individuali dell’Antologia di Spoon River ma che possiedono l’energia dolorosa e la rappresentazione disturbata, agitata e irrefrenabile del surrealismo francese. Sherwood Anderson, nei suoi racconti, parte sempre dalla descrizione dell’ambiente, immobile, fisso e sonnolento (quando non asfissiante), un bozzetto in cui con crescente tensione assistiamo a un’esplosione silenziosa e tutta in interni del personaggio. Esplosione che può cogliere il lettore persino nelle ultime pagine del racconto e che ci mostra il dolore per l’incapacità dei «grotteschi» di esprimersi liberamente e agire in un ambiente soffocante, puritano e immobile. Il dolore e il disagio deflagrati trovano il modo di raggiungere la superficie e si manifestano sottoforma di stranezze, tic, momentanei momenti di follia e guizzi di straziante consapevolezza.

A fare da collante e spirito narrativo abbiamo il giovane George Willard, colto nel fremente momento in cui muove il balzo che lo porterà fuori da Winesburg per intraprendere la carriera di scrittore.
In Winesburg, Ohio sono parte integrante del racconto le epifanie surrealiste in notturna che colgono alcuni personaggi come in una fotografia o in un’opera di pittura. La notte li avvolge, ne accoglie i desideri più scabrosi, le visioni più stranianti – come il riconoscere Dio nel corpo nudo di una donna intravista dalla finestra – perturbanti e piene. Nella notte ci si muove, ci si incontra e i confronti si fanno consapevoli e più chiari di qualunque mezzogiorno.