domenica 19 giugno 2016

Cello song - Nick Drake





"So forget this cruel world
Where I belong
I'll just sit and wait
And sing my song.
And if one day you should see me in the crowd
Lend a hand and lift me
To your place in the cloud".

lunedì 13 giugno 2016

Tom Waits - Long way home


Walker Evans





Divenuto celebre per aver immortalato gli Stati Uniti della crisi economica degli anni trenta, Walker Evans ha influenzato con le sue immagini il modo di fotografare di diverse generazioni di fotografi, da Robert Frank a Henry Callahan a Luigi Ghirri, fino ad arrivare alle basi della corrente neorealista italiana.



Una fotografia, la sua, capace di impressionare per la semplicità ed efficacia nella descrizione di luoghi e persone e che lo ha portato ad essere definito pioniere della  straight photography”.


 
I suoi scatti, infatti, prevalentemente in bianco e nero e con uno stile documentaristico austero e distaccato, hanno saputo rappresentare brani di quotidianità – persone, paesaggi, edifici, oggetti – casuali e volutamente impersonali, divenuti simboli del mondo da cui sono tratti e della cultura americana degli anni del New Deal. Uno degli aspetti che rendono grande Walker Evans è la sua capacità di donare alla realtà ritratta, umile e schietta, non solo bellezza ma anche, e soprattutto, dignità.


La mostra WALKER EVANS arriva in Italia, al Palazzo Magnani di Reggio Emilia, dopo le tappe europee di Arles e Bruxelles.  Presenta il lavoro foto-redazionale sviluppato da Evans su numerose riviste americane a partire dal 1929.


La mostra  propone una selezione di fotografie  provenienti da collezioni pubbliche e private italiane – che hanno ispirato il linguaggio poetico di numerosi fotografi dell’immediato dopoguerra come Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Guido Guidi, Luigi Ghirri ed invita ad un’ampia riflessione sul concetto di “strade, viaggi, confini” dentro al racconto fotografico.






sabato 11 giugno 2016

Fiorella Mannoia - Il parco della luna (L.Dalla)


22.11.63




22.11.63 è la mini-serie da poco uscita, targata Hulu, ispirata all'omonimo romanzo di Stephen King. 

La vicenda narra la storia del professore di letteratura Jake Epping si divide tra studenti distratti e corsi di scrittura per adulti mentre la sua vita privata va a rotoli. 


Un giorno il suo ristoratore di fiducia Al Amberson esce dal retrobottega quasi in fin di vita, mentre Jake sta ancora finendo il suo pranzo, servitogli poco prima dallo stesso Al in perfetta forma. Come è possibile? Jake si ritrova allora a ricevere un segreto formidabile e pericoloso: la dispensa del diner è un portale temporale che Al chiama “rabbit hole”, e che conduce dritto nel 1960, sempre nello stesso giorno d’estate e alla stessa ora. Come la tana del Bianconiglio di Alice, anche questo passaggio porta in realtà pericoli e sconvolgimenti.


Come in tutte le rappresentazioni di viaggi nel tempo che si rispettino, ci sono dei però: in questo caso, ad esempio, quando si torna indietro, l’unico modo per rendere effettive le modifiche fatte nel passato è non tornarvi mai più; inoltre, nel presente passeranno solo due minuti, qualunque sia l’ammontare di tempo passato nel 1960 e da lì in avanti. Per questo Al si è assentato un attimo ed è tornato con un cancro allo stadio terminale: perché per portare a compimento il suo obiettivo, si è trattenuto di là due anni interi, prima che la salute lo costringesse a tornare.


L’obiettivo di Al è impedire l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, e l’unico modo per farlo è trattenersi fino alla data fatidica senza tornare indietro, pena l’azzeramento del tutto. Jake passerà dall’incredulità al rifiuto, al rovello notturno, prima di decidere di raccogliere il testimone dell’impresa lasciata dall’amico. 

I punti di forza della serie sono certamente la splendida colonna sonora, il cast(James Franco e Sarah Gadon) e l’atmosfera di tensione contrapposta alla quotidianità laccata e cosparsa di sorrisi degli anni cinquanta americani.
L'interrogativo che viene posto è quanto sia moralmente accettabile
cambiare la realtà in nome di una presunta percezione del bene.

  
                  “Non l'abbiamo chiesta noi questa stanza,nè questa musica…
                   Ma siamo stati invitati.
                   Pertanto, poiché l'oscurità ci circonda,
                   volgiamo i nostri sguardi alla luce.
                   Sopportiamo i momenti di avversità,
                   per poterci godere i momenti di felicità.
                   Ci è stato dato il dolore,
                   perchè potessimo meravigliarci nella gioia.
                   Ci è stata data la vita,
                   perchè potessimo sconfiggere la morte.
                   Non l'abbiamo chiesta noi questa stanza,nè questa musica…
                   Ma ora che siamo qui,
                   balliamo.”