domenica 21 marzo 2021

Postporno - Valentine aka Fluida Wolf

 

 


La pornografia può avere un valore politico e sociale? Si può pensare una pornografia diversa da quella da uomini per uomini, basata su ruoli e corpi nettamente definiti e sull’immagine della donna unicamente come strumento del piacere maschile? Una pornografia rivolta al desiderio e al piacere di tutt*? La risposta è sì.
A partire da Annie Sprinkle, attrice e regista anticipatrice del post-porno, arrivando ai casi più recenti nell’era di internet, in cui la pornografia diventa l’unico strumento di educazione sessuale accessibile a tutt* fin da età molto precoci – Valentine aka Fluida Wolf ci racconta di come la post-pornografia metta in discussione e combatta l’immaginario sessuale del porno mainstream, accogliendo la diversità dei corpi, delle pratiche, dei desideri.

Il postporno rende visibili corpi e pratiche normalmente esclusi dal porno convenzionale, per rivendicare il diritto di tutt* al piacere e dimostrare come la pornografia possa essere uno strumento: di espressione artistica, esplorazione e liberazione.

Achmed, il principe fantastico (1926)

 



Il primo lungometraggio animato è considerato il perduto El Apóstol dell'italo-argentino Quirino Cristiani (1896-1984), ma tra quelli rimasti il primato risulta essere de Le avventure del principe Achmed (1926) della animatrice tedesca Lotte Reininger (1899-1981). Il film, una fiaba, è molto particolare per l'utilizzo di contorni figurativi chiamati silhouette (già utilizzato in ambito pre-cinema). In questo modo viene dato al film, attraverso un uso sapiente e particolare del colore, uno sfondo da sogno.

L'animazione non si basa su disegni, ma su figure di carta ritagliate appositamente e filmate a passo uno. La tecnica utilizzata è quindi simile a quella del teatro di ombre della tradizione Wayang Kulit, laddove le silhouettes qui non sono manipolate dal vivo, ma fotografate inquadratura per inquadratura.
Si tratta del primo film animato in assoluto in cui una donna ebbe un enorme successo in un campo quasi  interamente gestito da uomini.


Per lungo tempo sono state in circolazione copie del film solamente in bianco e nero: quelle risalenti agli anni '50 e '60, a causa della estrema infiammabilità delle pellicole in celluloide, e per la scarsità di risorse finanziarie, venivano infatti realizzate solo in quel modo. Nel 1999, in occasione del centenario della nascita di Lotte Reiniger, i ricercatori dell'Archivio cinematografico di Francoforte ritrovarono nel National Film and Television Archive di Londra una copia positiva in Nitrocellulosa della pellicola, estremamente in buono stato nonostante i suoi 70 anni, che si riteneva essere una copia di prima mano del negativo originale. Questo ritrovamento, insieme all'utilizzo delle indicazioni presenti nella partitura musicale originale del film, hanno permesso la produzione, da parte del laboratorio di restauro cinematografico "L’Immagine Ritrovata“ della Cineteca di Bologna, di una versione correttamente colorizzata, che si ritiene essere molto vicina a quella della prima del film del maggio del 1926. 


domenica 14 marzo 2021

Symphony No. 1 Funeral March - Gustav Mahler


 

TOSSICI - L’ARMA SEGRETA DEL REICH – NORMAN OLHER

Il 31 ottobre 1937, gli stabilimenti Temmler registrarono all’Ufficio brevetti di Berlino la prima metilanfetamina tedesca. Nome commerciale: Pervitin. La nuova versione dei farmaci “rivitalizzanti” si diffuse in maniera capillare nella società dell’epoca. “L’eccitante esplose come una bomba, dilagò come un virus e iniziò ad andare a ruba, diventando ben presto normale quanto bere una tazza di caffè.” Lo prendevano studenti e professionisti per combattere lo stress, centraliniste e infermiere per star sveglie durante il turno di notte, chi svolgeva pesanti lavori fisici per superare la fatica; e lo stesso valeva per i membri del partito e delle SS. 

 

Nel 1939, grazie a Otto Ranke, fisiologo della Wehrmacht, il farmaco prende piede in ambito militare. Anche Mussolini – il paziente “D” – fu tenuto sotto stretta sorveglianza dai medici nazisti. Testato durante l’invasione della Polonia, viene distribuito ai soldati delle divisioni corazzate di Guderian e Rommel in procinto di attraversare le Ardenne e inventare il Blitz-krieg, quando la velocità dei mezzi e la capaci-tà di resistenza degli uomini diventano un fat-tore decisivo. Il resto è storia. Perché la Wehrmacht dei primi anni di guerra non era invincibile per la sua superiorità tecnica e tattica e l’“indomito spirito battagliero ariano” dei suoi guerrieri, ma anche per quello che scorreva nelle loro vene. Basato sulle ricerche dell’autore negli archivi tedeschi, che conservano anche le carte del medico personale di Hitler, questo libro è il primo tentativo di indagare il legame tra la struttura del regime nazista e l’uso delle droghe per plasmare e rinforzare la società tedesca. Non ha la pretesa di riscrivere la storia del nazionalsocialismo né tantomeno di sminuire la responsabilità dei nazisti rispetto ai crimini di cui si sono macchiati ma, come scrive Hans Mommsen nella postfazione, cambia il quadro d’insieme. E getta una nuova luce, ancor più sinistra, su uno dei periodi più cupi della storia dell’umanità.