martedì 16 ottobre 2018

William Eugene Smith



A cosa serve una grande profondità di campo se non c'è un'adeguata profondità di sentimento?”


W. Eugene Smith è stato un uomo di grande valore che ha ribaltato i canini estetici della fotografia di reportage e rivoluzionato la storia del fotogionalismo.
Smith ambiva a rappresentare invece la verità nella sua essenza.
Cresciuto durante gli anni della grande depressione americana, Eugene vive un'atmosfera molto delicata. Il padre produttore di cereali, vede perdersi tutto e non riuscendo a trovare i sostentamenti per la famiglia, in preda alla disperazione più totale decide di togliersi la vita, sparandosi. I medici cercano di salavarla e chiedono al giovanissimo Eugene di collaborare con una trasfusione di sangue. Ma, ahimé, il padre muore con il ragazzo a fianco nella ricerca disperata ed estenuante di salvargli la vita. Aveva solo 18 anni.
Questa drammatica vicenda segnò la vita del fotografo, una ferita che ha aperto le porte ad una sensibilità estrema. Per tutta la sua vita cercherà la redenzione nel suo lavoro come una disperata missione.

Diventerà un fotografo geniale, acuto e presuntuoso nella sua ricerca costante della verità.
Potremmo definirlo un eroe moderno. I suoi progetti sono fonte di passione e scandalo allo stesso tempo. I suoi scatti annullano l'indifferenza e si scuotono le coscienze. 
La scelta della luce e dei contrasti in ogni sua foto non sono la mera ricerca dell'eleborazione per la riusciuta di uno scatto, ma un'indagine sulla ricerca costante di far arrivare la verità a chi osserva il suo lavoro.

Tra i suoi progetti Minamata è uno di quelli che ancora oggi ci lascia inorriditi. 
Una tragedia incommensurabile ha travolto e sconvolto le vite di questo vilaggio del Giappone nel 1956. Le acque contaminate dal mercurio dell’industria chimica Chisso Corporation hanno prodotto uno dei primi e dei peggiori disastri ambientali che la storia ricordi. Ci furono moltissimi morti e tutti i bambini nati in quel periodo subivano delle deformazioni e incapacità di sviluppo.
Il fotografo si fa travolgere da tutto questo e per farsi accettare dalle persone del luogo e capire esattamente cosa e come fotografarli si trasferisce lì per 3 anni, vivendo esattamente come loro. 

 
Un altro grande progetto fu Pittsburgh. Dal 1955 fotografò i lavoratori dell’industria dell’acciaio e le persone in strada, raccontandola ai tempi in cui era un importantissimo centro industriale: un progetto ambizioso che divenne uno dei più rappresentativi della sua carriera.
In una rara intervista nel 1956 con il grande fotografo ritrattista Philippe Halsman discute il motivo per cui fotografa in questo modo:
Halsman: "Quando credi che il fotografo sia giustificato nel rischiare la propria vita per fare una foto?"
Smith: "Non posso rispondere. Dipende dallo scopo. La ragione, la convinzione e il fine sono gli unici fattori determinanti. Il soggetto non è la corretta misura. Penso che il fotografo debba avere una ragione, uno scopo. Mi dispiacerebbe rischiare la vita per catturare un'altrafotografia sanguinosa per il Daily News, ma se questo può cambiare la mente dell'uomo contro la guerra, allora sento che ne varrebbe la pena rischiare la mia vita. Ma non consiglierei mai a nessun altro di prendere questa decisione. E' una scelta molto personale. Quando ero su una portaerei, non volevo volare il giorno di Natale perché non avrei voluto colorare per il resto dei natali, le cartoline per i miei figli ".

William Eugene Smith nasce nel 1918 a Wichita, Kansas. Nel 1936 è ammesso alla Notre Dame University dove viene istituito un corso di fotografia appositamente per il promettente giovane fotografo. Abbandonata l’università, inizia a collaborare con il settimanale Newsweek, da cui è allontanato per aver rifiutato di lavorare con le macchine Graphic 4x5. Nel 1939 viene contattato dalla rivista Life, con cui inizia una collaborazione che lo porta, nel corso degli anni successivi, a coprire come fotografo di guerra il teatro bellico del Pacifico. Il 23 maggio 1945 rimane ferito al volto dall’esplosione di una granata: nei due anni successivi è costretto a dolorosi interventi e a una lunga riabilitazione. Una volta recuperato, Eugene Smith riprende a lavorare per Life. Nel 1956 entra nell’agenzia Magnum e nel 1957 ne diventa membro a pieno titolo. L’anno seguente, dopo essersi trasferito a Tucson per insegnare presso l’Università dell’Arizona, Smith muore per un ictus a Tucson, Arizona, il 15 ottobre 1978.



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