“A cosa serve una grande profondità di campo se non
c'è un'adeguata profondità di sentimento?”
W. Eugene Smith è stato un uomo di
grande valore che ha ribaltato i canini estetici della fotografia di reportage
e rivoluzionato la storia del fotogionalismo.
Smith ambiva a rappresentare
invece la verità nella sua essenza.
Cresciuto durante gli anni della grande depressione
americana, Eugene vive un'atmosfera molto delicata. Il padre produttore di
cereali, vede perdersi tutto e non riuscendo a trovare i sostentamenti per la
famiglia, in preda alla disperazione più totale decide di togliersi la vita,
sparandosi. I medici cercano di salavarla e chiedono al giovanissimo Eugene di
collaborare con una trasfusione di sangue. Ma, ahimé, il padre muore con il
ragazzo a fianco nella ricerca disperata ed estenuante di salvargli la vita.
Aveva solo 18 anni.
Questa drammatica vicenda segnò la vita del fotografo,
una ferita che ha aperto le porte ad una sensibilità estrema. Per tutta la sua
vita cercherà la redenzione nel suo lavoro come una disperata missione.
Diventerà un fotografo geniale, acuto e presuntuoso nella sua ricerca costante
della verità.
Potremmo definirlo un eroe moderno. I suoi progetti
sono fonte di passione e scandalo allo stesso tempo. I suoi scatti annullano
l'indifferenza e si scuotono le coscienze.
La
scelta della luce e dei contrasti in ogni sua foto non sono la mera ricerca
dell'eleborazione per la riusciuta di uno scatto, ma un'indagine sulla ricerca
costante di far arrivare la verità a chi osserva il suo lavoro.
Tra i suoi progetti Minamata è
uno di quelli che ancora oggi ci lascia inorriditi.
Una tragedia incommensurabile
ha travolto e sconvolto le vite di questo vilaggio del Giappone nel 1956. Le
acque contaminate dal mercurio dell’industria chimica Chisso Corporation hanno
prodotto uno dei primi e dei peggiori disastri ambientali che la storia
ricordi. Ci furono moltissimi morti e tutti i bambini nati in quel periodo
subivano delle deformazioni e incapacità di sviluppo.
Il fotografo si fa
travolgere da tutto questo e per farsi accettare dalle persone del luogo e
capire esattamente cosa e come fotografarli si trasferisce lì per 3 anni,
vivendo esattamente come loro.
Un altro grande progetto fu Pittsburgh. Dal 1955 fotografò i lavoratori dell’industria
dell’acciaio e le persone in strada, raccontandola ai tempi in cui era un
importantissimo centro industriale: un progetto ambizioso che divenne uno dei più
rappresentativi della sua carriera.
In una rara intervista nel 1956 con il grande
fotografo ritrattista Philippe Halsman
discute il motivo per cui fotografa in questo modo:
Halsman: "Quando credi che il fotografo sia
giustificato nel rischiare la propria vita per fare una foto?"
Smith: "Non posso rispondere. Dipende dallo
scopo. La ragione, la convinzione e il fine sono gli unici fattori
determinanti. Il soggetto non è la corretta misura. Penso che il fotografo
debba avere una ragione, uno scopo. Mi dispiacerebbe rischiare la vita per
catturare un'altrafotografia sanguinosa per il Daily News, ma se questo può
cambiare la mente dell'uomo contro la guerra, allora sento che ne varrebbe la
pena rischiare la mia vita. Ma non consiglierei mai a nessun altro di prendere
questa decisione. E' una scelta molto personale. Quando ero su una
portaerei, non volevo volare il giorno di Natale perché non avrei voluto
colorare per il resto dei natali, le cartoline per i miei figli ".
William Eugene Smith nasce nel 1918 a Wichita, Kansas.
Nel 1936 è ammesso alla Notre Dame University dove viene istituito un corso di
fotografia appositamente per il promettente giovane fotografo. Abbandonata
l’università, inizia a collaborare con il settimanale Newsweek, da cui è
allontanato per aver rifiutato di lavorare con le macchine Graphic 4x5. Nel
1939 viene contattato dalla rivista Life, con cui inizia una collaborazione che
lo porta, nel corso degli anni successivi, a coprire come fotografo di guerra
il teatro bellico del Pacifico. Il 23 maggio 1945 rimane ferito al volto
dall’esplosione di una granata: nei due anni successivi è costretto a dolorosi
interventi e a una lunga riabilitazione. Una volta recuperato, Eugene Smith
riprende a lavorare per Life. Nel 1956 entra nell’agenzia Magnum e nel 1957 ne
diventa membro a pieno titolo. L’anno seguente, dopo essersi trasferito a
Tucson per insegnare presso l’Università dell’Arizona, Smith muore per un
ictus a Tucson, Arizona, il 15 ottobre 1978.
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