martedì 25 giugno 2013



Jelly Roll Morton
“Amico, ricordati che qualunque cosa suonerai, l’ha inventata e già suonata Jelly Roll Morton”

 
Ferdinand “Jelly Roll” Morton  è una fra le più eccentriche figure del jazz.
Altezzoso, sprezzante, elegantissimo, truffatore, baro, giocatore d’azzardo,  viveur e protettore, odiato da tutti,  ha  caratterizzato l’epoca di transizione dal ragtime.
Alla pari di Armstrong, Oliver e altri dello stesso calibro, ha forgiato e definito il linguaggio dei primi anni del Jazz .
Nasce a New Orleans il 20 settembre del 1985, orfano giovanissimo, viene allevato da una madrina e dalla nonna materna. Studia chitarra, trombone e pianoforte;  nei primissimi anni del nuovo secolo suona il pianoforte nei bordelli di Storyville, il quartiere della prostituzione legalizzata di New Orleans, e  fa  anche il protettore.
Proprio qui il musicista perfeziona le sue qualità di pianista e di compositore, fondendo la musicalità del ragtime e del blues, di motivi popolari e arie d'opera, con la musica della tradizione nera, meticcia e messicana.
Il movimento e l'elaborazione tramite riff, improvvisazione negli assoli, la ricercatezza timbrica vocale e strumentale sono le linee guide della sua creatività.
A17 anni, viene cacciato di casa dalla nonna materna alla quale rivela la provenienza dei suoi introiti. Lasciata la sua città suona a Saint Louis, Chicago,  New York  e, infine, giunge in California nel 1915.
Nel suo vagabondare da una città all’altra le sue eccentricità gli procurano antipatie e minacce, talvolta concretizzatesi in vere e proprie aggressioni; non tralascia mai di presentarsi come il creatore del jazz e  iniziava ogni esibizione con un ragtime veloce per accattivarsi la benevolenza del pubblico.
Nel 1926 costituisce il complesso 'Red Hot Peppers' col quale dà vita alle più belle incisioni, curando scrupolosamente gli arrangiamenti e l'esecuzione: un feeling (raggiunto anche grazie alle lunghe prove) che ancora oggi attrae e ci fa viaggiare nei suoni dell'America degli anni '30.
Con questa formazione, tra il 1926 e il 1930,  Jelly Roll incide  una cinquantina di dischi di grande successo.
Canzoni come “Black Bottom Stomp”,  “Smoke House Blues”,  “Dead Man Blues”,  “Doctor Jazz”, “Kansas City Stomp” e “Wolverine Blues” sono considerate capisaldi del jazz tradizionale.
La grande crisi  che attraversa tutta l’America segna  anche il declino della popolarità di Jelly Roll Morton; dopo il 1929 le esibizioni in pubblico e le poche incisioni discografiche non riescono a rinverdire il successo ottenuto con i Red Hot Peppers.
 Gli anni trenta sono particolarmente difficili, lo stile “Hot Jazz”  è ormai fuori moda e il pubblico preferisce  i suoni più morbidi e sofisticati dello “Swing”. La progressiva emarginazione è causata anche dal suo carattere violento e dall'alcolismo. Solo nel 1938 riesce di nuovo ad incidere e a rivivere un momento di successo.
Ma l'arroganza lo rende di nuovo inviso all'ambiente musicale: muore in miseria il 10 luglio del 1941, dimenticato da tutti.



“Si sa con assoluta evidenza, al di là di ogni smentita, che New Orleans è culla del jazz, e che proprio io ne sono stato il creatore nell’anno 1902, molti anni prima che si formasse la Dixieland Band”.




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