domenica 28 febbraio 2021

Radiohead - Life In a Glasshouse

 


Silenzi - Emily Dickinson

 

Nell'anno 1866 Emily Dickinson decise che era arrivato il momento di chiudere il mondo fuori dalla sua porta di casa, la Homestead paterna di Amherst, cittadina del Massachussets.
Da questo momento in poi la vita della poetessa americana è vissuta solo attraverso la carta; le poesie (ordinatamente cucite) e le lettere ritrovate dopo la sua morte dalla sorella, furono pubblicate postume e, fortunatamente giunte sino a noi.

Molto è stato detto sulla sua reclusione, la sua vita è stata romanzata e il suo fascino è tuttora palpabile.
Emily Dickinson aveva una personalità forte e complessa per l'epoca e soprattutto dotata di un intelletto che la separa nettamente dai contemporanei.

I suoi scritti  sono attualissimi ma di non facile comprensione; il suo linguaggio sperimentale e il suo stile ermetico catapultano il lettore in una dimensione quasi di sogno e veglia.

Molte delle sue poesie sono dedicate ad una natura splendente e rigogliosa ma anche dura e malinconica osservata, conosciuta e sentita fino in fondo semplicemente spiando dalla finestra di una piccola camera. Emily conosceva profondamente l'amore senza averlo vissuto in prima persona, conosceva se stessa ma non sentendosi capita fino in fondo ed essendo di natura ribelle, maturò la decisione dell'addio al mondo come unica via di fuga possibile.

 "Morbido come un massacro di soli trucidati dalle sciabole della notte"

domenica 21 febbraio 2021

Jackson C.Frank - My name is carnival


 

Fame - Knut Hamsun

 

Per le strade di Christiania c’è un uomo che è roso dai morsi della fame. Vive in una soffitta senza sapere ancora per quanto tempo potrà permettersi di pagare la pigione, visto che oltre allo stomaco languono anche e soprattutto le tasche, ormai quasi completamente vuote. Coricato, con la pendola sotto di lui che suona le sei, egli si chiede se ci sarà oggi qualcosa in grado di arrecagli una qualche gioia o un qualche piacere.

La sua fame non è semplicemente un desiderio di arrivare o di concludere qualcosa in questa sua vita disordinata, ma è anche fame intesa come bisogno di nutrimento per un corpo che inizia a dare segni di cedimento psico-fisico. Ridotta all’osso, questa è la storia narrata dal Premio Nobel per la letteratura 1920 Knut Hamsun in  Fame (uscito per la prima volta nel 1890).

Realista fino all’estremo, Hamsun ci fa vivere le miserie di quest’uomo minuto per minuto, dalle stanze disadorne in cui vive millantando un credito inesistente, fino ai pochi oggetti rimasti in suo possesso perché nessun banco dei pegni desidera tenerli, passando per una condizione fisica sempre più esasperata ed esasperante fatta di tremori, deliri e impossibilità nell’assimilare qualsiasi tipo di cibo dopo la tanta fame patita. 

Un capolavoro che ha influenzato tanti autori del ‘900 e che mostra sotto una luce diversa la vita dell’artista senza né arte né parte, cancellando con tratto grave lo storytelling del “maledetto” e concentrandosi sui dolori, le delusioni e la follia che solo la povertà estrema e la disperazione sono in grado di dare.