Nell'anno 1866 Emily Dickinson
decise che era arrivato il momento di chiudere il mondo fuori dalla sua porta
di casa, la Homestead paterna di Amherst, cittadina del Massachussets.
Da questo momento in poi la vita della poetessa americana è vissuta solo
attraverso la carta; le poesie (ordinatamente cucite) e le lettere ritrovate
dopo la sua morte dalla sorella, furono pubblicate postume e, fortunatamente
giunte sino a noi.
Molto è stato detto sulla
sua reclusione, la sua vita è stata romanzata e il suo fascino è tuttora
palpabile.
Emily Dickinson aveva una personalità forte e complessa per l'epoca e
soprattutto dotata di un intelletto che la separa nettamente dai contemporanei.
I suoi scritti sono attualissimi ma di non facile comprensione; il suo linguaggio sperimentale e il suo stile ermetico catapultano il lettore in una dimensione quasi di sogno e veglia.
Molte delle sue poesie sono dedicate ad una natura splendente e rigogliosa ma anche dura e malinconica osservata, conosciuta e sentita fino in fondo semplicemente spiando dalla finestra di una piccola camera. Emily conosceva profondamente l'amore senza averlo vissuto in prima persona, conosceva se stessa ma non sentendosi capita fino in fondo ed essendo di natura ribelle, maturò la decisione dell'addio al mondo come unica via di fuga possibile.
"Morbido come un massacro di soli trucidati dalle sciabole della notte"
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