domenica 10 febbraio 2019

L'asilo vive




Il 7 Febbraio alle ore 5 è scattato lo sgombero dell’asilo occupato di via Alessandria a Torino.
Contemporaneamente venivano arrestati alcuni compagni con l’accusa di associazione sovversiva con finalità di terrorismo.
L’Asilo, occupato dal 1995, è da sempre al centro delle lotte portate avanti dai compagni a Torino e in Piemonte, il suo sgombero rappresenta un duro colpo reso possibile solo da una lunghissima serie di operazioni repressive ordinate dalla procura torinese che negli anni non ha lesinato su indagini e misure cautelari.
Gli arresti di oggi sono legati alle lotte contro i CIE portate avanti dai compagni e dalle compagne con ferma determinazione, vengono accusati di aver organizzato più di venti sabotaggi contro le ditte implicate nel funzionamento dei lager per migranti e nella macchina delle espulsioni.
Non ci interessa sapere se queste accuse siano fondate o meno, siamo solidali con loro e con le azioni di cui sono accusati.
Questo governo giallo-verde non sta facendo altro che accelerare i progetti repressivi coltivati negli ultimi vent’anni, sgomberi, arresti, retate, rimpatri, cariche, e militarizzazione sono la vera faccia di quello che doveva essere un governo del cambiamento.
A noi non resta che lottare, ognuno con le sue pratiche, cercando di sferrare i colpi più duri che possiamo a questo STATO di cose.

TUTTI LIBERE
L’ASILO RESISTE

sabato 2 febbraio 2019

“Searching for the Wrong-Eyed Jesus”

“Searching for the Wrong-Eyed Jesus” é un viaggio nel profondo sud degli Stati Uniti, la premessa necessaria e autoevidente che condiziona tutta l’apparenza e la superficie di quel capolavoro che è il serial “True detective”.
 Chiunque in Lousiana è menomato, un muso scarnificato da cicatrici è il minimo che capita di vedere. Queste genti seppelliscono, dopo averne mangiate abbondanti porzioni, gli opossum con gli occhi verso il basso, perché risorgendo scavino la terra e non vengano a dilaniarti mentre sei nel sonno.


Cantano motivetti di un blues bianco con il banjo, dove si narra di una donna massacrata di botte e sanguinante. 
“Ogni conversazione, anche la più quotidiana, ha in Lousiana uno sfondo teologico” dice un vecchio sapienzale, che racconta storie su storie, ipnotiche, e gli manca un occhio. 
I pentecostali e il country stranissimo di questa regione abbandonata o troppo frequentata da Dio, l’apparizione del duo degli Handsome Family insieme a una missionaria avventista priva di mandibola, i riti con isteria collettiva da rinascita in Gesù.

L’intervista collettiva in un carcere lisergopasoliniano, il sabato sera in uno di quei locali dove si rannicchiano teeneger cocainomani che praticano il twerking e reietti da biliardo e rissa con morto, motociclisti metanfetaminici che sparano con la calibro .38 e montanari tenebrosi che lavorano in miniere di carbone, paludi e bayou, in un on the road che imprime la sua intensità attraverso un Virgilio folk che fa diventare questa pellicola un piccolo capolavoro.