Ironweed,
romanzo del 1983 con cui William Kennedy vinse il premio Pulitzer, giunse sullo
schermo grazie alla regìa di Hector Babenco e la sceneggiatura dello stesso
Kennedy. Fu un avvenimento eccezionale perchè si tratta di una
"proprietà" a cui mezza Hollywood faceva la caccia da anni e che
presenta nei due ruoli maggiori la coppia di maggior prestigio in America:
Jack Nicholson e Meryl Streep.
La trama si svolge ad Albany nel 1938 dove vivono nelle strade due barboni Francis Phelan ed Helen.
Sono una coppia di derelitti, sui cinquant'anni, non sposati ma che si vogliono bene, avvezzi a campare di rifiuti, a dormire sotto i muri o nel gelo delle campagne e a spendere i pochi cent che riescono a raccapezzare per ubriacarsi. Helen è misera e malandata e ancora si intenerisce se la fanno cantare, per una birra, nelle bettole le melodie che le erano care: una donna magra, affettuosa verso Francis e desiderosa solo di trovare un po' di pace.
Lui è più brusco, ròso da più di vent'anni da un terribile rimorso: il figlioletto appena nato gli scivolò dalle fasce e morì in pochi giorni. Di rimorsi ce ne sono anche altri e, come se non bastasse, altri due morti gli stanno alle spalle e quei cadaveri trovano sempre più ampio spazio tra le frequenti sue allucinazioni. La famiglia l'ha lasciata dopo la tragedia del bambino e da anni Francis vive come un girovago, accompagnato da Helen, ridotti tutti e due in condizioni miserabili. Francis dopo aver trovato qualche lavoretto precario decide di compiere un grosso passo.
Babenco entra in quel mondo maleodorante, dove "puzzano perfino le anime",
dove ci si masturba per non saper che altro fare, dove si rimpiange il passato
e si è fisicamente distrutti e, in fondo, si desidera solo la morte; vi è
entrato con la passione di chi, quel mondo, lo ha assorbito fino a renderne
saturo ogni fotogramma.
Nicholson, Meryl Streep e Tom Waits forniscono una delle loro migliori interpretazioni creando un luogo dove gli sconfitti, i diseredati, i dementi, le puttane per noia, i matti, i dilaniati nella carne e i visionari, non si rivelano altro che loro stessi.
Nessun commento:
Posta un commento