martedì 13 novembre 2018

Morphine - Good (1992)



"La mia più grande paura è che, se ti lascio andare, tu mi raggiungerai nei miei sogni"

Immagina di sentirti irresistibilmente attratto dall’aspetto tetro e fatiscente dell’edificio. Ti sorprendi a fissare inebetito l’insegna equivoca e scrostata. Da lì a scendere incauto fino al seminterrato attraverso un corto budello di gradini screziati dagli umori che la notte piovosa ha rappreso sotto le suole, il passo è breve. Ad accoglierti è un salone in penombra col bar a ferro di cavallo schiacciato contro la parete, il soffitto così basso che non vedi l’ora di metterti seduto; l’aria è sapida e corrotta, le volute di fumo incorniciano volti non certo familiari: facce da tagliagola, vecchie checche in pensione e veterane della fica. - Dopotutto l’inferno non è poi così lontano visto da quaggiù – pensi, e fai un cenno all’uomo dietro il bancone che sta venendo verso di te per dirgli che è tutto a posto, che ti sei sbagliato e che ora te ne vai, dopo avergli strofinato il palmo della mano con una salvietta da cinque, per il disturbo. In quell’istante, però, lo sfarfallio di un faretto ravviva un angolo di tenebra, un podio per orchestra compare dal nulla, sopra tre figuri dall’aria losca, fasciati d’ombra, imbracciano i rispettivi strumenti e si osservano la punta delle scarpe nell’ attesa di cominciare. Sì, lo sai che non sono là per suonare My funny Valentine, eppure mica ce la fai ad alzarti, è come se qualcuno ti avesse annodato le stringhe alle zampe dello sgabello. La terra ti frana sotto i piedi ed il sogno comincia…“Buonanotte, signore e signori, noi siamo i Morphine”.


C’è un basso a due corde e un sax tenore, due strumenti che non potrebbero mai accordarsi perfettamente tra loro, sarà per questo che il suono che n’esce è vitreo, irregolare, profondo come l’eco che rimbalza nel ventre d’una giara; c’è una batteria recintata di timpani e tom che continua a plasmare figure mobili e concentriche. “You’re good, good, good / you’re good…”, l’epiteto si ripercuote dagli angoli fino al centro dello stanzone semideserto. 


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