giovedì 15 novembre 2018

Colter Wall - Songs Of The Plains




"Il nuovo disco è, per riassumere, una lettera d'amore a casa mia. Da dove vengo, riguarda il Nord-Ovest e le pianure, le cose che facciamo lassù e il tipo di persone che siamo "


E’ strano dover associare al viso del ventitreenne Colter Wall quella voce polverosa e baritonale, che non solo ha incantato critica e pubblico, ma ha spinto il collega Steve Earle a battezzare il collega come il miglior cantante country degli ultimi vent’anni. Lo spirito da vecchio outlaw e la maturità dell’esordio del 2017 (preceduto da un mini) hanno colpito l’immaginazione degli appassionati del genere, soprattutto perché il giovane canadese, nel suo percorso di recupero della tradizione country, ha scelto la strada più difficile e impervia delle tante possibili: arrangiamenti essenziali, nessuna contaminazione, enorme rilievo dei testi, alta qualità strumentale ma sempre all’insegna della discrezione.



Rinnovato il sodalizio con Dave Cobb alla produzione, Colter Wall lascia scorrere le canzoni di “Songs Of The Plains” come se fossero parte di una conversazione tra vecchi amici, la voce è la vera protagonista di storie che sanno di malinconica quotidianità, mentre una chitarra acustica (Dave Coob), una pedal steel (Lloyd Green) e un’armonica (Mickey Raphael) creano un’atmosfera struggente, raramente violata da basso (Jason Simpson) e batteria (Chris Powell).
Waylon Jennings, Hoyt Axton, George Jones e Johnny Cash restano i riferimenti principali, ma non sono gli unici: “Songs Of The Plains” è un affresco naif ricco di citazioni di vecchie ballate western, che formano un substrato musicale perfetto per storie che profumano di terra, di tradizioni e eroi immaginari.

Ancora una volta Colter Wall mette insieme un album compatto e ispirato, con un paio di canzoni destinate a diventare dei piccoli classici dell’autore (“Saskatchewan In 1881” e “Manitoba Man”), alcune trovate armoniche che tengono alta la tensione poetica (“The Trains Are Gone”), e una prestazione vocale che cattura tutto il fascino ancestrale del canto solitario dei vecchi pionieri (“Night Herding Song”). 


Sanno di rodeo e fuochi solitari i due brani catturati dal repertorio tradizionale dei vecchi cowboy (rispettivamente “Tying Knots In The Devil’s Tail” e “Night Herding Song”), mentre le due cover (“Wild Dogs” di Billy Don Burns e “Calgary Round-Up” di Wilf Carter) indugiano sui toni da outlaw tanto cari a Colter, al punto da confondersi con il repertorio originale.

A tanto candore corrisponde ancora una volta la bellezza e la poesia della miglior musica country, ma è d’obbligo anche sottolineare che “Songs Of The Plains” non è un disco facile: tanta onestà e sincerità, per arrivare al cuore e all’anima, utilizzano toni a volte uggiosi, solitari, e in un mondo ricco di cinismo e mediocrità, la purezza spesso può essere confusa con l’inconsistenza.
Con il nuovo album Colter Wall si conferma come una delle voci più interessanti della nuova musica americana. 


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