Llewyn Davis è un cantante folk, vive in una New York anni 60 e la sua vita ruota intorno al Greenwich Village, tra i divani degli amici che lo ospitano e i locali in cui suona saltuariamente aspettando il concerto che gli cambierà la vita. Llewyn ha un animo blues, malinconico, pessimista, indifferente a tutto, capace di esprimere pochissime e volubili emozioni.
Il profilo è di un irresistibile perdente: immerso nella vuota ciclicità delle sue giornate, in fuga dal destino di marinaio che già fu del padre, ma dotato di indubbio talento e capacità di mettersi in gioco nelle situazioni più bizzarre che la vita gli presenta. Unico tragico difetto: trasformare le vie di fuga in vicoli ciechi… ed è li che lo conosciamo nei primissimi minuti della pellicola.
Quello che gli altri vedono in lui dipende da chi sono gli altri: per i suoi amici dei quartieri ricchi è un famoso musicista folk e viveur del Village, per l’amica Jea è un buono a nulla capace solo di distruggere quello che ha intorno, è un cattivo investimento per i discografici, uno scapestrato senza valori per la sorella e forse semplicemente un parassita per tutti gli altri.
Il realtà, come spesso accade, la ciclicità dei fallimenti ha a tratti un sapore rassicurante: è in fondo prevedibile, familiare e protegge da emozioni ben peggiori e distruttive. Sullo sfondo c’è infatti il dolore per la perdita del suo amico e la paralisi che segue il terrore e la disperazione vissuti di fronte ad eventi incomprensibili. Tutto si ferma da lì in poi.
C'è, nel film, l'amorevole
malinconia che i Coen riservano ai loro eroi.
Malinconia e umorismo. E quello stile trattenuto nel raccontare e nel mostrare. E la scelta di un'atmosfera e di una fotografia da perenni mezze stagioni, intonate al personaggio e alla sua filosofia esistenziale del come va va.
Malinconia e umorismo. E quello stile trattenuto nel raccontare e nel mostrare. E la scelta di un'atmosfera e di una fotografia da perenni mezze stagioni, intonate al personaggio e alla sua filosofia esistenziale del come va va.
Llewyn vive una vita di eterni
ritorni e circolari peregrinazioni.
Le cose non gli sono favorevoli ma
è anche lui a non volere che lo siano. È un perdente ma lo è per scelta, ama
l'inettitudine e l'oscurità, aspira al purismo nell'arte musicale, scivola
volentieri verso l'autodistruzione.
Non è lui a cambiare la musica folk. Mentre le prende fuori dal locale, dentro, a cantare, c'è un certo Robert Allen Zimmerman, alias Bob Dylan.
Llewyn, a Chicago, ha cantato la
sua ballata, nella penombra, per un produttore che ha tratto le solite
conclusioni: non si fanno soldi con questa roba.
Llewyn lo sa, non si aspettava
un'altra risposta, prende la chitarra e ricomincia a girare da un divano
all'altro.
I Coen dolceamari rendono onore,
alla loro maniera, a tutti i Llewyn Davis che in ogni tempo e in ogni luogo
hanno sbagliato, per un pelo, luoghi e tempi.
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