“Spider Baby” sarebbe dovuto già uscire nel 1964, ma alcuni problemi legati alla produzione posticiparono di oltre tre anni questo debutto ancora oggi amatissimo in patria. L’approccio di Jack Hill qui è ancora rivolto ai vecchi b-movies del passato, sia per l’utilizzo del b/n che per una storia piena di rimandi al cinema horror classico, non a caso uno degli attori del film (Lon Chaney Jr) cita un’opera che egli stesso aveva interpretato nel 1941 (“L’Uomo Lupo” di George Waggner). Un esempio tra i tanti. Con questa pellicola siamo al cospetto di una semiparodia (the maddest story ever told) intrisa di grottesco e avvincente black humour, una folle creazione che guarda indietro (Ed Wood incluso) rivolgendosi involontariamente anche al futuro: da lì a poco infatti il tema della famiglia di psicopatici sarà presente in dosi massicce nella filmografia horror statunitense, mentre Jack Hill prenderà invece una strada diversa ma non meno intrigante.
Virginia, Elizabeth e Ralph sono gli ultimi superstiti della famiglia Merrye,
tutti affetti da una terribile sindrome che – a partire dalla tarda infanzia –
induce le persone a regredire mentalmente e fisicamente. L’autista di famiglia
(Bruno) veglia su di loro (come aveva promesso al defunto Titus Merrye), un
giorno però due lontani parenti si presentano nella villa rivendicando la
proprietà come legittimi eredi e scatenando il caos tra i giovani e disturbati
protagonisti.
Fin da subito ci accorgiamo che tra quelle mura non vivono persone normali, l’omicidio del postino è infatti una scena tra le migliori del film, con Virginia che cattura la sua preda con le stesse movenze di un ragno. Ma tutto quello che accade dopo non è da meno, merito delle belle atmosfere vintage e di dialoghi scoppiettanti e sopra le righe, una prerogativa tipica delle opere di Jack Hill e qui già messa a punto con grande disinvoltura.
Non deve quindi
trarre in inganno un budget risicato (circa sessantamila dollari), poiché il
regista sfruttando una sola location riesce a dar vita a un lavoro mai
ripetitivo, complice un simpatico assortimento di personaggi eccentrici e bizzarri
(Ralph è interpretato da Sid Haig, volto poi diventato celebre con Rob Zombie
nei panni di Capitan Spaulding).
“Spider Baby” ha un’anima, al contrario di molti prodotti successivi più curati
ma privi di sostanza: la spina dorsale del film è proprio da ricercare
nell’umorismo dissacrante che nasconde una degenerazione familiare specchio di
un’America nascosta, lontana dai riflettori di Hollywood. Tra schifosi ragni e sentori cannibalici, prima che i 70s facciano esplodere definitivamente
ogni tipo di orrore.
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