Registrato con Chilton in consolle ai Philip Record Studios di Memphis, “Songs The Lord Taught Us” fa la sua comparsa sugli scaffali dei negozi statunitensi nell’aprile del 1980 per l’etichetta I.R.S. Ustionò non poco, ai tempi, il composto sonoro fatto principalmente di garage e rockabilly filtrati da un colino punk a maglie strette per non far passare il grossolano antagonismo tipico del periodo: il mondo dei Cramps era un mondo a parte, a tratti anche fumettistico ma sempre libero da qualsivoglia forma di critica politica o protesta sociale.
Nel mondo crampsiano, degenerato, parodistico, truculento, la corporeità è elemento fondante e l’equilibrio si regge su continue onde d’urto che richiamano certo tribalismo ancestrale; più che il suono di una batteria sembra di sentire il rumorio di ossa umane percosse da uno stregone in trance che si riverberano nella giungla suburbana, mentre lo scontro incessante tra le due chitarre - una, quella di Ivy, intenta a tracciare riff e tremolii saccheggiati a piene mani da Link Wray e simili, l’altra, quella di Gregory, protesa verso un rumorismo “white” figlio d’incestuosa copula tra Velvet e Stooges – produce formidabili secrezioni soniche, a tratti anche inedite; in questa fanghiglia, uno sguaiatissimo Lux intona salmodie che rimandano echi catacombali.
Sfilano scorticando i padiglioni auricolari danze macabre (“I Was A Teenage Werewolf”, “Sungalsses After Dark”), ossessioni perverse (“Fever”), divertissement (“The Mad Daddy”, “I’m Cramped”), gioielli di puro “ultra-rock” (“Garbageman”, “Rock On The Moon”) e assortimenti vari di memorabilia dei tempi che furono. Miracolosamente i Cramps sembrano immuni dal malocchio revivalistico, forse anche grazie all’energico ripudio di qualsiasi velleità intellettuale. Che suonino cover o brani originali poco importa: nel momento in cui suonano un brano, i Cramps se ne appropriano come se non lo avesse mai suonato nessun altro (“Strychnine” non suona forse come i Sonics che fanno una cover dei Cramps?).
Songs The Lord Taught Us rimane una pietra angolare,
un tassello fondamentale della popular music del Novecento.
L' assoluta estraneità della band a ogni riferimento avanguardista si evince
anche dai due elementi che sono alla base della loro poetica: il rock 'n' roll
e i film horror di serie B. La loro New York è una città fantasma popolata da
alieni, rifiuti umani, mattoidi, psicopatici, drogati, zombie, licantropi e
vampiri. Cantori sguaiati di questo popolo delle tenebre.