Sarà capitato a ciascuno di noi, di tracciare un provvisorio bilancio della propria esistenza.
E non risultando proprio positivo, ci si sarà posti il quesito : "e se fossi un altro? Come sarebbe?".
Seconds diretto da John Frankheimer nel 1966, rientra nella sua trilogia della paranoia avviata nel 1962 con "The Manchurian candidate" e proseguita nel 1964 con "Sette giorni a maggio" .
L'opera si basa sul romanzo di David Ely e all'avvio segue i passi di un affermato funzionario di banca di nome David Hamilton (interpretato da John Randolph, attore precedentemente epurato negli anni del maccartismo). Tipica figura di americano in carriera, appare però roso da alcuni dubbi esistenziali acuiti, negli ultimi tempi, da strane telefonate che riceve in tarda serata da uno sconosciuto di nome Charlie. Questo strano interlocutore telefonico gli suggerisce di recarsi all'indirizzo di una strana organizzazione presentandosi sotto l'identità fittizia di Wilson. Hamilton, spinto dalla curiosità, si reca sul luogo e qui si trova in un luogo asettico e misterioso ove i dirigenti della società gli prospettano un'opportunità incredibile.
Girato con tecniche avanzate grazie all'uso di inquadrature grandangolari che comunicano, fin dalle prime scene, una forte sensazione di angoscia ed inquietudine, il film è una capolavoro che fu recepito tanto freddamente al festival di Cannes del 1966 (dopo la proiezione vi furono anche fischi ed ululati di disapprovazione) da essere stranamente liquidato come film "crudele ed inumano".
Il fatto è che, in una miscela di horror e fantasociologia, Frankenheimer ci consegnava un apologo illuminante sulla natura illusoria dell'american dream, secondo cui serve nella vita solo il successo economico . Nient'altro importa e non serve chiedersi se questo modello di vita rende realmente libero l'individuo.
Nessun commento:
Posta un commento