Una vita breve, di appena 26 anni, silenziosa e infelice; una morte senza spiegazioni, un suicidio, vicino all’Abbazia di Chiaravalle. La sua passione era lo sci e l’alpinismo (sulle Dolomiti oppure sulle Grigne, vicino Lecco) ma anche i fiori, la letteratura, la fotografia e ovviamente scrivere. Appartenente all’alta borghesia milanese, frequentò gli ambienti culturalmente più vivi della città degli anni Venti e Trenta. Viaggiò molto in Europa, ma il suo luogo preferito rimase Pasturo, dove è sepolta.
Delle poesie che scrisse non ne pubblicò nessuna in vita. Alcune, molto censurate e stravolte, furono pubblicate dal padre dopo la sua morte. Poi il suo nome cadde nel dimenticatoio e, a parte Vittorio Sereni, già suo amico, l’apprezzò Thomas S. Eliot e Montale, che scrisse l’introduzione per una piccola raccolta nel ’48. Poi, negli anni ‘80, le ricerche di Suor Onorina Dino e, in parallelo, di Alessandra Cenni, portarono alla luce l’intero corpus di scritti.
Via dei cinquecento
Pesano fra noi due
troppe parole non dette
e la fame non appagata,
gli urli dei bimbi non placati,
il petto delle mamme tisiche
e l’odore –
odor di cenci, d’escrementi, di morti –
serpeggiante per tetri corridoi
sono una siepe che geme nel vento
fra me e te.
Ma fuori,
due grandi lumi fermi sotto stelle nebbiose
dicono larghi sbocchi
ed acqua
che va alla campagna;
e ogni lama di luce, ogni chiesa
nera sul cielo, ogni passo
di povere scarpe sfasciate
porta per strade d’aria
religiosamente
me a te.
27 febbraio 1938
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