domenica 29 marzo 2020

William Burroughs - La febbre del ragno rosso





Breve e straordinario romanzo in cui Burroughs delinea attorno alla leggendaria figura del capitano Mission, un esauriente profilo della parabola patologica dell'umanità.
 Il costituirsi di quest'ultima come tale, in virtù dell'infezione virale del linguaggio (“Il linguaggio è un virus”), la quale pone in essere il distacco dalle altre specie animali e l'inizio di un catastrofico percorso di sopraffazione, sino alla distruzione finale del mondo umano, propiziata dal diffondersi impazzito delle epidemie letali conseguenti alla devastante incontrollabilità dei processi di replicazione virale.
Oggetto dello sguardo disaminatore di Burroughs risulta essere la figura di Cristo, il cui disegno etico (“Ama il tuo nemico”) pur costituendo un inesorabile assurdo biologico, si rivela in realtà il più perfetto e micidiale programma di replicazione virale concepibile (equivalendo alla trasformazione a tappeto dei propri nemici in amici).
 Con queste cruciali considerazioni sull'etica cristiana, Burroughs integra magistralmente la sua pregressa visione del messaggio biblico quale quintessenzialmente virale nel suo definire l'uomo replica di Dio (“a sua immagine e somiglianza”), palesando quest'ultimo come implacabile parassita ontologico globale.
Terrificante diagnosi anarchica ed anti-specista della malattia dell'essere umano e dell'essere umano come malattia, “La febbre del ragno rosso” è un libro di spietata profondità, in cui l'unica reale speranza che viene configurata è una fine dell'umanità che lasci spazio alla superiore bellezza e integrità della vita animale.

giovedì 12 marzo 2020

Pioggia Nera – Teatri di Menzogne (2006)



Guardando la copertina rigorosamente in bianco e nero che appare disegnata rigorosamente a matita, oltre ad un senso di desolazione estraniante ed estrema, si potrebbe pensare di essersi imbattuti in un misconosciuto disco emerso dalle profondità dell’underground degli anni ’80-90 e da quella “golden age”del punk-hardcore italiano ancora oggi dai più mitizzata e rimpianta, a volte anche in modo eccessivo. E invece no, nulla di tutto ciò; al di là dell’estetica e del suono, ci troviamo ad ascoltare un entusiasmante album pubblicato nel 2006, un dilaniante concentrato di hardcore punk primordiale e oscuro. 

 
I Pioggia Nera nascono nei primi anni duemila tra quel di Pavia e quel di Varese e già nel 2004 sfornano una demo di 6 pezzi tra cui possiamo trovare la cover di “Tutto Uguale” degli indimenticati Nerorgasmo.



 “Teatri di Menzogne” è il primo vero e proprio album dei Pioggia Nera, su una base sonora che riprende a piene mani la lezione dell’hardcore punk italiano degli anni ottanta. Più sporco e sgraziato ma riletto in una chiave oscura, difatti si stagliano delle liriche rabbiose che raccontano l’orrore e l’inquietudine che dominano la quotidianità così come il disagio che soffoca l’esistenza umana, senza dimenticare una ingente dose di rassegnazione e di disillusione che prendono il sopravvento dinanzi alla vacua ed opprimente realtà che tutti noi ci troviamo costretti ad affrontare tentando di sopravvivere.
Quindi ecco a voi servito un ottimo album di punk-hardcore vecchia scuola, a tratti pervaso da una sensazione di oscurità opprimente, che ad ogni traccia ribadisce la sua natura nichilista.