"È
un tentativo di raccontare la condizione umana dal mio punto di vista. Sono
cosciente che probabilmente non sia una visione che la maggior parte delle
persone condivida ma penso che sia un libro che parla di empatia verso i tipi
strani e disadattati come il sottoscritto, persone che vivono ai margini della
società."
The Squirrel Machine, è una graphic novel pubblicata negli Stati Uniti nel 2008 da Fantagraphics Books. L’autore Hans Rickheit è un fumettista americano del Massachusetts e questa è la prima volta che viene pubblicato in Italia.
La trama è ambientata in un paesino del New England e narra le vicende di due piccoli fratelli, William e Edmund Torpor. I due sono macabri e creativi costruttori di spaventose e raccapriccianti macchine composte da carne e materiali solidi.
Il risultato raggiunto dalla creatività dell’autore è qualcosa di unico. In The Squirrel Machine c’è un grosso richiamo alle opere di David Cronenberg, che hanno spesso come tema narrativo la trasformazione. Questo processo artistico dona al fumetto la capacità illusoria di far credere che tutto possa succedere, pagina dopo pagina il lettore verrà stupito e ammaliato.
The Squirrel Machine è un incubo, una visione ultra-logica
del processo artistico che trasforma il concetto in materia. Rickheit è un
giostraio
e decide lui quando finisce la corsa. Nelle pagine del fumetto tutto è
concesso, il lettore viene denudato e privato dei preconcetti e dalle
convinzioni personali, l’autore è il giocoliere di questa serata e non potrete
staccare gli occhi dalle sue attrazioni per quanto possano essere sbagliate.
"L’arte è pericolosa. O dovrebbe esserlo. Il suo scopo non è quello di
tranquillizzare.
Quando ero più giovane con degli amici mi intrufolavo in palazzi abbandonati. Non per rubare ma per dare un’occhiata. In realtà quei palazzi non erano così interessanti e nei miei fumetti metto le cose che mi sarebbe piaciuto trovare all’epoca. C’è sempre del pericolo quando si va in un posto da intrusi."
Quando ero più giovane con degli amici mi intrufolavo in palazzi abbandonati. Non per rubare ma per dare un’occhiata. In realtà quei palazzi non erano così interessanti e nei miei fumetti metto le cose che mi sarebbe piaciuto trovare all’epoca. C’è sempre del pericolo quando si va in un posto da intrusi."
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