Le
strade di Addison e Clark, dove milioni di fans si sono recati per 108
anni per vedere i Cubs giocare e…perdere, sono state chiuse al traffico.
Gli uffici e le scuole? Anche quelle decimate dalle assenze dello
sciopero volontario di studenti e lavoratori. “Ma non vi preoccupate,
perché anche i vostri insegnanti ed i vostri capi sono qui!” ha detto
Pat Hughes, uno dei commentatori dei Cubs.
Le strade sono diventate blu, il fiume è diventato ancora più blu per distinguersi dalla massa.
Questo
è l’effetto di un titolo insperato, giunto nel modo più leggendario
possibile, 108 years in the making. Il risultato è una marea umana che
ha fatto il giro del mondo in pochi secondi grazie ai social network.
La
prima parata della storia dei Cubs ha registrato più di 5 milioni di
persone che hanno sventolato la W. Neonati, bambini, adolescenti, adulti
ed anziani. Ogni fascia d’età era rappresentata. Non c’era angolo della
fan base dei Cubs che volesse perdersi un evento che rimarrà nella
storia della città e che cambierà per sempre il corso della storia della
città. Qualcuno si è presentato con alcuni cartelli simpatici come
“Vinto prima di morire” oppure “non sono venuto qui per un taglio di
capelli.” La parata di venerdì è il settimo raduno più affollato della
storia umana. Uno scenario mai visto negli States dalla dichiarazione
d’Indipendenza del 1776. Nel 1995 la giornata della gioventù di Giovanni
Paolo II aveva richiamato poco più pubblico di questo avvenimento.
L’anno scorso il viaggio di Papa Francesco riunì sei milioni di persone a
Manila.
Invece, in data 4 novembre 2016, lo sport diventa una religione.
Così
i reduci Anthony Rizzo, Kris Bryant, Ben Zobrist, Joe Maddon, Theo
Epstein e tutto l’entourage dei Cubbies sono successi agli ultimi
campioni come Johnny Evers, Frank Chance e Mordecai Brown che nel 1908
avevano dato l’ultima gioia alla Northside di Chicago.
I
membri della squadra campione ed i loro familiari vengono scortati sul
palco con il classico double-decker. L'autobus, partito da Wrigley
Field, ha percorso Michigan Avenue e Columbus Drive. A Lower Hutchinson
Field all'interno di Grant Park si sono tenuti i festeggiamenti sul
palco. Forse non è né utile né necessario riportare per iscritto le
dichiarazioni di ogni protagonista sul palco. I ringraziamenti, gli
abbracci, le congratulazioni ed i saluti al pubblico sono riassunti bene
in questo video.
Il
giorno della parata è anche stato l’addio definitivo del collante della
club house David Ross. “Grandpa Rossy”, protagonista della giornata con
la sua famiglia, è stato omaggiato da uno dei trascinatori della
rimonta l’ “Italian stallion”, come è stato soprannominato da Ben
Zobrist, Anthony Rizzo.
“Mi
ha insegnato come diventare un vincente. Gli sarò per sempre grato e
andrà via da campione per sempre. Per il resto della sua vita potrà dire
che la sua ultima partita lo ha reso campione del mondo” ha detto,
commosso, il prima base.
Il
27enne, guarito da un cancro che lo colpì alla giovane età di 18 anni,
ha lasciato il centro del palco con la consegna della palla dell’ultimo
out al proprietario dei Cubs Tom Ricketts. Rizzo si è intascato sia
l’ultimo out della NLCS sia quello della World Series in una delle
immagini più simboliche di questi playoff.
“Le
ultime tre partite sono state una lotta fra carichi. Questa squadra ha
superato tutto questo per voi. Grazie Chicago!” ha commentato l’MVP
della serie Ben Zobrist. “Riproviamoci prossimo anno” ha aggiunto Kyle
Schwarber, innesto dell’ultimo minuto per la World Series dopo la
rottura dei legamenti del ginocchio in aprile.
A
concludere la cerimonia non poteva mancare la canzone che ogni tifoso
dei Cubs conosce a memoria. “Go Cubs Go” è stato il canto della speranza
alla fine di gara 5. Tre giorni dopo è stato l’inno alla gioia di tutti
i supporters degli orsetti.
Il
venerdì più blu di Chicago ha portato i Cubs definitivamente in
paradiso. E come diceva il grande Modugno: “Nel blu dipinto di blu,
felice di stare lassù.”
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