E' difficile
descrivere a parole quel misto di unicità e ribelle provocazione che l'ascolto
dei testi di Ivan Graziani mi hanno sempre provocato.
La sua
grazia ribelle, ma allo stesso tempo nostalgica e fortemente radicata nel
quotidiano, il suo romanticismo delicato, la sua autoironia mi hanno sempre
lasciato qualcosa dentro, qualcosa di assolutamente inspiegabile.
Al Sanremo
del 1985, a cui partecipò con poca convinzione con i suoi grossi e caratteristici occhiali
colorati, la sua amata chitarra elettrica e il testo di quella fuga d'amore in linea con la tradizione rock'n'roll tra ricordi, speranze,
murales, ferrovie, vagoni, polizia e un padre incazzato nel pop di 'Franca,
Ti Amo' avevano fatto capire che Graziani era fuori dal comune.
Solo anni dopo capii che l'ultimo di quella classifica sarebbe diventato il
primo della mia.
A Sanremo ci tornò nel 1994 con 'Maledette Malelingue'.Andò meglio.
Quando nell'adolescenza i gusti musicali cambiano come le stagioni, la voce
e i vestiti, scopri che dentro l'audiocassetta di IVANGARAGE (1989), comperata
per quel titolo rock, dedica una canzone ai metallari ('I Metallari)',
giocando, a suo modo, con i soliti luoghi comuni e tu sei appena tornato a casa.
La voce che cantava: "I metallari, condannati a ricucirsi da
soli".
Quando scopri il sesso e capisci che la sua ostentata, e mai nascosta,
ossessione per il corpo femminile con le sue colline bianche e solchi misteriosi
è anche la tua e quella di tutti quelli
come te."Le scarpe da tennis bianche e blu, seni pesanti e labbra
rosse ..." da 'Lugano Addio'. "E se tu le vuoi
incontrare, uguali come gocce d'acqua Dada la grande e Ivette senza tette, le
due cugine strette" da 'Dada'.
Il 6 Ottobre 2016, avrebbe compiuto i suoi 71 anni.
Èstrano accorgersi che mentre tu pubblicavi sacrosante parole su colui che è stato e sempre sarà Ivan,io ascoltavo tutta la sua raccolta. Come sempre in sintonia....
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