
Nel 1973 Shore ritorna da un viaggio per gli Stati Uniti
durato due anni. Il risultato di questa esperienza è “American Surfaces”, un
progetto realizzato con una fotocamera 35mm e pellicole a colori. “American
Surfaces”, è un ampio insieme di immagini che, emulando lo stile
dell’istantanea, ritraggono tutto ciò che il fotografo ha incontrato in viaggio:
le stanze in cui ha dormito, i pasti consumati, le persone, le strade, le
stazioni di servizio, motel, le automobili, i parcheggi.

Tra il 1973 e il 1981 Shore compie una nuova serie di viaggi
nel Paese, viaggi che daranno vita a “Uncommon Places” (a cui appartengono le
opere in collezione), un progetto da lui inteso come diario di un viaggio, non
solo fisico ma soprattutto orientato a esplorare l’esperienza della visione. In
“Uncommon Places” si assiste ad un’evoluzione formale dovuta al passaggio al
grande formato: l’approccio è più meditato e la superficie del negativo
condensa una straordinaria densità di informazioni.
Con uno stile privo di qualsiasi enfatizzazione, e una straordinaria resa della
luce, l’opera di Shore coglie le trasformazioni che la cultura del consumo ha
inflitto al paesaggio degli Stati Uniti, dove pali, cavi elettrici, neon e
cartelli pubblicitari hanno per sempre compromesso l’immagine tradizionale
della wilderness americana.
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