sabato 28 marzo 2015
martedì 24 marzo 2015
Piccolo, Grande Aaron
Film ispirato dal romanzo di formazione di A.E. Hotchner, ambientato nella St. Louis del 1933
dove un dodicenne vispo con fratellino a carico si mantiene
a galla, mentre la mamma si trova in sanatorio e il babbo parte per un lavoro fuori città.
Un viaggio costellato di personaggi pittoreschi
(l'epilettica, la maestra materna, Lester il buon delinquente, il poliziotto
razzista, il crudele fattorino), perfettamente incastonati a mosaico in una
serie di quadretti tragici o spiritosi, amari o affettuosi, dove l'inventiva e
la classe si sposano a meraviglia.
L'allegoria associa il superamento della crisi da parte di
un ragazzo coraggioso, ricco di calore e fantasia, al sorpasso delle difficoltà
insite in un preciso periodo storico americano.
La Grande Depressione vista con occhi infantili e l’ambientazione
di un America da cartolina d'epoca.
sabato 14 marzo 2015
martedì 10 marzo 2015
Fred Herzog
Costretto ad evacuare da Stoccarda
durante il bombardamento aereo della seconda guerra mondiale e morti i genitori, abbandonò la scuola e trovò lavoro
come marinaio.
Emigrò in Canada nel 1952 vivendo
per un breve periodo a Toronto e Montreal fino a trasferirsi a Vancouver nel
1953, dove la passione per la fotografia si trasformò in professione.
Il suo lavoro si concentra principalmente sulla quotidianità, la classe operaia, la città.
Il suo lavoro si concentra principalmente sulla quotidianità, la classe operaia, la città.
Ha lavorato principalmente con
pellicola per diapositive (Kodachrome), ciò lo ha limitato nella capacità di
esporre ed emarginato come artista durante gli anni 1950 e ’60, quando la
maggior parte dei lavori esposti era in bianco e nero. Tuttavia, negli ultimi
decenni ha ottenuto sempre più riconoscimento. Noto principalmente per le sue
immagini di strada realizzate a Vancouver, i suoi lavori sono apparsi in
numerosi libri e gallerie e fino ad oggi ha realizzato più di 80.000 fotografie.
domenica 8 marzo 2015
domenica 1 marzo 2015
Anita O’Day
Impossibile
condensare in poche righe una carriera durata ben settant’anni come quella di
Anita O’Day, una delle più grandi cantanti nella storia del jazz e,
soprattutto, personaggio votato alla perenne ricerca dell’autodistruzione ma,
allo stesso tempo, traboccante di voglia di vivere, in una strabiliante serie
di alti e bassi che non sono mai comunque riusciti a intaccare quello che,
senza alcun dubbio, può definirsi come il tocco del genio.
Leggenda
dell'era delle big-band, è stata l'unica bianca in grado di competere nelle acrobazie scat
(tecnica di canto
jazz usata per l'improvvisazione vocale
che utilizza una quantità indeterminata di fonemi a scelta dell'interprete. Il
cantante fa a meno del testo e inventa un suo particolare proto-linguaggio
funzionale alle proprie invenzioni ritmico/melodiche).
Anita Bell Colton
cambia il suo cognome negli anni '30 in O'Day (che in slang significa quattrini) e comincia a cantare
nei jazz club.
Dopo varie esperienze nello show biz, provini con le orchestre blasonate di Benny Goodman, che l'avevano giudicata inadatta al canto, entra finalmente nell'orchestra del batterista Gene Krupa, band leader di big band jazz ed esponente di primo piano dell'età del jazz, uno dei primi batteristi ad acquisire una vasta popolarità e con cui suonerà dal '41 al '42 .
Da ricordare il loro "Let me off uptown" che divenne un popolare successo.
Negli anni quaranta Anita venne eletta dalla rivista "Down Beat"come tra le prime cinque cantanti di big band.
Dotata di uno swing irresistibile, una pronuncia perfetta e un fraseggio conturbante, nel suo periodo d'oro Anita sfoggiava humour e classe da regina.
Dopo varie esperienze nello show biz, provini con le orchestre blasonate di Benny Goodman, che l'avevano giudicata inadatta al canto, entra finalmente nell'orchestra del batterista Gene Krupa, band leader di big band jazz ed esponente di primo piano dell'età del jazz, uno dei primi batteristi ad acquisire una vasta popolarità e con cui suonerà dal '41 al '42 .
Da ricordare il loro "Let me off uptown" che divenne un popolare successo.
Negli anni quaranta Anita venne eletta dalla rivista "Down Beat"come tra le prime cinque cantanti di big band.
Dotata di uno swing irresistibile, una pronuncia perfetta e un fraseggio conturbante, nel suo periodo d'oro Anita sfoggiava humour e classe da regina.
Il grande successo arrivò alla fine degli anni '40. Il suo album «Anita», elevò la sua carriera verso uno stabile successo.
Lavorò con Louis Armstrong, Dinah Washington e Thelonious Monk. Anita O'Day è stata la più sofisticata e grande cantante jazz di pelle bianca, l'unica che possa essere paragonata alle supreme Fitzgerald, Holiday e Vaughan. Tra i suoi successi più famosi vi sono "Sweet Gorgia Brown", "Honeysuckle Ros", "And Her Tears Flowed Like Wine" e "Tea for Two".
A Newport nel 1958 incantò tutti con la sua memorabile apparizione al Newport Jazz Festival immortalata nel film "Jazz On A Summer's Day" con le interpretazioni di "Tea For Two" e "Sweet Giorgia Brown" .
La sua vita
pero' non fu quasi mai serena. Piu' volte fu arrestata per possesso
di stupefacenti e per ubriachezza, tanto da essere ribattezzata la ''Jezabel del jazz”.
E' stata poi un'innovatrice dello stile, prima artista a rinunciare all'abito da sera per le sue esibizioni e a indossare piu' semplicemente completi giacca, camicia e cravattino, i capelli raccolti, la gestualità determinata, imporrà un'estetica assolutamente innovativa e provocatoria per i tempi, rappresentando la negazione dello stereotipo femminile, tutta ancheggiamenti e seduzione, tanto da far sospettare una sua celata omosessualità.
Anita O'Day rivoluzionò il canto delle grandi orchestre, quando le cantanti erano incendiate dai solisti della tromba e dal bopping insistente del piano, rimase attiva fino a tarda età.
Il 23 novembre 2006 Anita morì nel sonno la notte del Giorno del Ringraziamento, in un ospedale di West Hollywood.
E' stata poi un'innovatrice dello stile, prima artista a rinunciare all'abito da sera per le sue esibizioni e a indossare piu' semplicemente completi giacca, camicia e cravattino, i capelli raccolti, la gestualità determinata, imporrà un'estetica assolutamente innovativa e provocatoria per i tempi, rappresentando la negazione dello stereotipo femminile, tutta ancheggiamenti e seduzione, tanto da far sospettare una sua celata omosessualità.
Anita O'Day rivoluzionò il canto delle grandi orchestre, quando le cantanti erano incendiate dai solisti della tromba e dal bopping insistente del piano, rimase attiva fino a tarda età.
Il 23 novembre 2006 Anita morì nel sonno la notte del Giorno del Ringraziamento, in un ospedale di West Hollywood.
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