lunedì 23 maggio 2016

Renato Natali






Renato Natali nacque a Livorno il 10 Maggio 1883 e vi morì  il 7 Marzo 1979 all’età di 96 anni.
Postmacchiaiolo, solo per ordine di tempo, occupa un posto a sé nel panorama della pittura livornese.
Autodidatta, non frequentò nessuna scuola, ma dotato di grande istinto, si formò sull’osservazione e lo studio dei grandi artisti.


Una tavolozza ricca di colori forti (per questo fu paragonato a Goya) e varia per i temi, ora drammatici, ora festosi , ma sempre pieni di poesia.
Ricordiamo in proposito i titoli d’alcune opere: Dramma , Rissa ,  Ombra, Chiacchiera , Ombre e Luci , Veglione ,  Mascherata , Sera estiva , Musica Rusticana.
Altri titoli, come Rotonda , Via dei Mulini a Vento , Voltina , il Lazzeretto di Ardenza  e Baruffa, ricordano angoli della Livorno scomparsa , città alla quale rimase fortemente legato.


Arguto , aveva la battuta  sempre pronta e ai molti frequentatori del suo studio amava ripetere :: “Cosa ci vuole a diventare milionari ? Basta vendere mille quadri a mille lire l’uno”.
Nel 1968 il critico d’arte Piero Caprile , nella splendida mostra Antologica organizzata alla Casa della Cultura di Livorno lo ricordò così :



 Natali si innamorò di Livorno a Parigi, nell’estate del 1912, quando vi si trasferì per circa due anni.
Qui fu accolto da Niccodemi, si intrattenne col D’Annunzio, conquistato dalla estrosa originalità del giovane labronico, e affettuosi furono i colloqui col Modigliani.
Così vide passare come in sogno, proiettata dalla sua fantasia, la Livorno ottocentesca, i teatri orgiati di luci, le prosperose ballerine amorevolmente dipinte da Toulouse Lautrec, tra cui la decantata Goulue che avviò , si dice, Modigliani all’assenzio; e per Natali rimasero le protagoniste delle intramontabili “risse” , gli opulenti personaggi delle “ribotte”.
Livorno si svegliò , dunque a Parigi, nella colorazione notturna d’una città tentacolare ove si facevano bel nome Fregoli, con spavalde stregonerie da mandare in delirio le platee, e Niccodemi per la fiorita e salottiera cultura.
Il Natali invitato a dipingere, preferiva piuttosto perdersi nel dolce frastuono saporoso.
Ebbe la ventura di conoscere ed  ammirare, rinomate ragazze di teatro, le più note canzonettiste , e prodigarsi a Montparnasse in luoghi conversari con Boldini, lo scapigliato ricercatore, e Cappielo, addirittura ossessionante per la miracolosa cartellonista d’arte.
Si dice che l’ingresso del trionfo, in quel mondo eterogeneo, avvenne in maniera del tutto singolare.
Doveva recarsi a teatro con altri illustri “bohémiens” ma l’etichetta imponeva l’abito nero.
La giacca, si; ma i calzoni erano a righe e con drastico proposito pensò ad una rapidissima passata di nero su quelle linee.
 



Condusse una vita molto modesta, lui che rifiutò onori e ricchezze offerti da mecenati facoltosi, che gli misero a disposizione anche residenze in ville agiate.
Non essendo sposato, viveva con un’anziana sorella, sempre in case d’affitto, il suo distacco dalle cose materiali era assoluto, fedele alla massima che “chi ha terra, ha guerra “.
Mite e generoso , aiutava spesso, magari con un quadretto, quanti erano in difficoltà.
Alieno dalla maldicenza, non disse mai male dei colleghi pittori, cosa rara nell’ambiente che a Livorno era molto vivace.
Contemporanei di Natali a Livorno, fra gli altri furono : Puccini , Micheli,  U.Liegi, Bartolena e Tommasi, Benvenuti, Ghiglia, Nomellini , Romiti , Lomi, Filippelli, March.




Pittore della memoria, a Parigi dipingeva i Quattro Mori, a Livorno , Montparnasse.
Non dipinse dal vero, ma gli bastava qualche appunto in un foglietto.
Per le risse notturne, si nascondeva in un angolo buio di una via ed annotava la scena. Per questo Ugo Oietti lo chiamò : “Renato delle notti “.













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