mercoledì 4 gennaio 2017

Neil Young - Silver & Gold







Silver & Gold appartiene proprio a quella "collezione" di dischi dall'impianto acustico che Neil ama sfornare più o meno con cadenza settennale: Harvest (1972), Comes a time (1978), Old ways (1985), Harvest moon (1992).
Ciò che resta sono dieci canzoni straordinariamente uniformi per taglio stilistico e veste sonora, incise tra il 1997 e il 1998 a formare quello che è probabilmente l'album acustico più omogeno che Young abbia mai confezionato.
Per questo lavoro il canadese ha avuto tutto il tempo di selezionare il materiale vecchio e nuovo a sua disposizione.
Silver & Gold è qui in una scarna eppure efficace versione per solo voce, chitarra e armonica, mentre Razor Love si svolge in tutto il suo quieto splendore per ben sei minuti e mezzo dove la fragile voce di NeiI è accompagnata con garbo dai tamburi di Jim Keltner, dal basso di Donal Duck Dunn e dall'elegante pianoforte dell'esperto Spooner Oldham

Prodotte assieme al fido Ben Keith tutte le canzoni dell'album sono di elevato standard qualitativo e ciò che emerge da subito con l'iniziale Good to see you è un suono estremamente caldo eppure genuinamente roots, nel quale la chitarra acustica ha ovviamente un ruolo predominante.
Silver & Gold ha il pregio di un suono spontaneo, che trasmette chiaramente la natura "live" delle incisioni. In questo modo si può riconoscere come Young abbia cambiato il proprio stile chitarristico sull'acustica, arricchendolo di fraseggi e stacchi ritmici inediti per i suoi canoni espressivi.


Il resto è tutt'altro che ordinaria amministrazione: Buffalo Springfield Again è un quasi allegro quadretto sui bei tempi andati, The great divide e Distant camera (Se la vita è una fotografia che svanisce allo specchio/Tutto ciò che voglio è una canzone d'amore/Una canzone d'amore da cantarti) hanno quel passo tra l'epico e il malinconico delle tante belle canzoni midtempo acustiche che Young ci ha regalato in tutto l'arco della sua carriera. 


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